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Storie dal Parco

Le Grotte raccontano

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Le grotte e le caverne presenti in gran numero sui rilievi dell’Uccellina contribuiscono ad arricchire la già consistente biodiversità del Parco. 

Un mondo sotterraneo e inaccessibile in cui vivono o trovano riparo specie particolari di piante e di animali, come insetti, pipistrelli, rapaci notturni, ma anche altre specie di uccelli che amano le pareti scoscese e gli anfratti. 

La necessaria tutela di questi ambienti così delicati non consente l’accesso ai visitatori che possono però ammirare le grotte, percorrendo tratti di itinerari che vi passano accanto o ad una certa distanza. 

Oggi ti faremo conoscere meglio alcune cavità che si aprono sulle antiche scogliere che costeggiano il percorso che va dal Pinottolaio alla Torre di Collelungo.

 

Andiamo a conoscere meglio la “Grotta delle Caprarecce”

 La prima grotta che si trova lungo il sentiero, appena attraversato il Ponte delle Tartarughe, è la “Grotta delle Caprarecce” che deve il suo nome al fatto che nel passato era utilizzata come ricovero dai pastori e dalle loro greggi durante la transumanza. Si tratta di una caverna formata da tre grandi saloni, comunicanti tra loro scavati dall’azione erosiva del mare, quando, in tempi lontani lambiva il fronte della falesia. 

 

Qualche notizia in più sulla “Grotta della Fabbrica”

Continuando il percorso lungo il lato destro del vecchio canale di bonifica, cercate di individuare sulla falesia la “Grotta della Fabbrica”, una delle cavità più importanti del sud della Toscana.

Riuscirai a vedere il suo ingresso e, poco distanti, altri fori di accesso molto più piccoli, che donano alla parete rocciosa un singolare aspetto. 

La formazione di questa grotta è dovuta all’allargamento e alla fusione di varie fessure, che mettono in comunicazione il sistema carsico superficiale con una serie di cavità sottostanti situate a livello di pianura. 

 

“Grotta della Fabbrica”: importanza storica

La sua importanza è dovuta alla frequentazione umana avvenuta in tempi diversi nel corso della storia. 

Pensa che dalle ricerche effettuate dagli archeologi emerge che lo strato più basso del riempimento conteneva resti di pasto e strumenti di selce del Paleolitico Medio risalenti a circa 50.000 – 40.000 anni fa ed attribuiti all’Uomo di Neanderthal, un nostro “cugino” che viveva in Europa e in Asia prima dell’arrivo della nostra specie dall’Africa. 

Vuoi saperne di più? Quando il Parco riaprirà alle visite, partecipa ad una escursione in compagnia di una delle nostre guide ambientali!

 

Grazie a Paola Talluri, guida della Silva, per questo contributo.

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