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Centro Recupero Tartarughe Marine Tartanet

Tartarughe e cetacei

Il centro di Talamone è stato riconosciuto Punto informativo dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità.

Il Centro informativo OTB è destinato a sensibilizzare i visitatori (studenti nel periodo di apertura delle scuole e turisti nel periodo estivo) alla protezione e tutela della fauna marina.

Il Centro Tartanet, in qualità di clinica veterinaria di soccorso e recupero tartarughe marine (caretta caretta), è attivo 24 ore su 24 tutto l’anno. È costituito da un ambiente con vasche idonee ad ospitare gli animali che necessitano di cure veterinarie, strumentazione radiologica e una sala dove è possibile effettuare interventi chirurgici. Presso il Centro vengono effettuate le necroscopie per lo studio delle cause di morte delle tartarughe recuperate.

Il Centro ha partecipato al bando della regione Toscana GoGreen Mare con il progetto Satur (Save the Turtles in Southern Tuscany) per incrementare l’attività di recupero, riabilitazione e liberazione delle tartarughe marine ricoverate nella propria struttura.

Inoltre il Centro promuove azioni volte a incrementare le conoscenze sulla biologia di questi animali, con lo scopo di favorirne lo stato di conservazione e realizza campagne di educazione ambientale, rivolte a studenti, turisti e coloro che vivono giornalmente il mare.

Nel corso del progetto è stata studiata una tartaruga in età giovanile, chiamata Go Go Luce, giunta al centro perché galleggiava in maniera anomala.

L’animale è stato oggetto di studi per individuarne le caratteristiche genetiche e le interazioni ambientali e grazie all’applicazione di un apparecchio Gps sul carapace, prima della liberazione in mare, è stato possibile studiarne i comportamenti in mare, poco noti in animali così giovani.

La mappa degli spostamenti è visibile a questo link: http://www.seaturtle.org/tracking/index.shtml?keyword=GoGo+Luce

 Qui i risultati del progetto Go Green mare

Adotta anche tu una tartaruga marina!

Anche il Parco della Maremma con il Centro Tartanet di Talamone ha preso parte alla campagna Tartalove  di Legambiente (www.tartalove.it)

Ecco cos’è Tartalove: con un contributo minimo di 20 euro, ogni cittadino che vorrà proteggere questa specie minacciata dall’inquinamento marino o dagli atteggiamenti scorretti durante la navigazione potrà adottare simbolicamente una tartaruga ed ottenere in cambio un Certificato di Adozione, una fotografia della tartaruga adottata e un racconto della sua storia.

L’adozione simbolica è un gesto concreto che contribuisce a finanziare le spese vive dei centri di recupero, le medicine necessarie, gli interventi veterinari e le attività di monitoraggio dei nidi.

Una telefonata può salvare la vita di una tartaruga marina: chi avvista una tartaruga in difficoltà lungo una spiaggia o i pescatori che rinvengono tartarughe impigliate nelle loro reti possono chiamare il 1530 della Capitanerie di porto e far partire così la filiera di salvataggio coordinata dall’Osservatorio Toscano Biodiversità.

La storia di Erica CeGia

Nel pomeriggio di martedì 28 luglio 2020 la Capitaneria di porto di Portoferraio ha avvertito i biologi del settore Mare di ARPAT che un diportista aveva avvistato una tartaruga in situazione di difficoltà, perché non riusciva ad immergersi, al largo dello scoglietto di Portoferraio, circa a 3 miglia a largo in direzione di Capraia.

Gli operatori dell’agenzia regionale dell’Ambiente, tra cui la biologa Cecilia Mancusi, che è una veterana dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità, che si trovavano in mare per il monitoraggio della Posidonia, si sono recati sul posto per dare supporto alla Capitaneria di porto e recuperare la tartaruga in difficoltà che è stata poi trasferita al centro di Talamone il giorno successivo.

La tartaruga, una femmina di 38 kg, con un carapace lungo 64 cm e largo 60, non mostrava segni di ferite o ami da lenza, ma in questi giorni di degenza in vasca ha espulso con le feci una discreta quantità di materiale plastico che aveva ingerito e che ne determinava le difficoltà di immersione.

Purtroppo la presenza di plastica in mare è uno dei problemi che mettono a rischio la vita di questi esemplari marini ed è importante sensibilizzare tutti i frequentatori alla salvaguardia di questo importante ecosistema.

La tartaruga ha rivelato anche un’infezione sistemica ed è per questo che è stata sottoposta a cure con antibiotici, per fare in modo che possa presto essere di nuovo liberata nel suo ambiente.

Speriamo che presto possa tornare a nuotare in mare.

Giovedì 17 settembre 2020 è tutto pronto per la liberazione e la tartaruga Erica CeGia è stata salutata dal porto da molte persone che sono state intrattenute da Enrica Franchi, dell’Università di Siena assieme a Chiara Caruso per fornire le informazioni sulle misure di tutela necessarie alla salvaguardia delle tartarughe marine presenti nel mar Mediterraneo.

Presenti il Comandante dell’Ufficio locale marittimo di Talamone, Luogotenente Alessandro Cardinali, la veterinaria responsabile del Centro Tartanet di Talamone, Chiara Caruso, la Presidente del Parco regionale della Maremma, Lucia Venturi, la coordinatrice del Progetto NatNet Letizia Marsili, dell’Università di Siena, Marco Zuffi, Esperto erpetologo del  Museo di Storia naturale di Calci, della rete OTB della Regione Toscana.

La motovedetta con a bordo la tartaruga ha quindi preso il largo dove è stata rilasciata, e dopo la prima immersione e la prima riemersione Erica CeGia ha continuato a nuotare senza nessun problema apparente ma non si è più immersa, come avrebbe dovuto.

Dopo oltre mezz’ora di osservazione si è quindi deciso di recuperarla nuovamente, d’accordo con i responsabili della rete OTB, per non correre il rischio che fosse travolta dalle imbarcazioni in transito lungo le coste.

Sentita la disponibilità dell’Acquario di Livorno, che è dotato di vasche profonde ed idonee alla riabilitazione, si è dunque deciso di trasferirla lì per poter monitorare meglio le funzionalità di immersione, nuoto e apnea ed indagare a fondo quale fosse il problema che non garantiva al momento della reintroduzione in natura un corretto comportamento dell’animale.

Niente di fatto quindi per la tanto attesa liberazione ma la decisione è stata presa a salvaguardia di questa importante specie marina.

Un particolare ringraziamento va a tutta la squadra della Capitaneria di Porto di Talamone presente sulla motovedetta (Francesco, Alessandro e Simone) che, con grande entusiasmo si è prestata per questo non facile recupero operato dalla responsabile del centro Chiara Caruso; grazie anche a Marco Zuffi che si è immediatamente prodigato per il trasferimento al centro di recupero dell’Acquario di Livorno, che ancora una volta ha dimostrato tutta la disponibilità e che ringraziamo per la collaborazione.

Ecco un breve video

Quando è arrivata all’Acquario di Livorno il 17 settembre, l’esemplare si presentava reattivo e in buono stato di nutrizione. Da un esame ecografico, si è evidenziata una lieve stasi enterica soprattutto a livello del colon dovuta probabilmente a fattori di origine antropica, quali ancora un residuo di plastica nelle feci, che provocava presumibilmente sovra produzione di gas e conseguente difficolta ad eliminarlo con il risultato che l’animale faceva più fatica ad immergersi.

In queste settimane sino ad oggi l’esemplare è stato trattato in modo da stimolare la motilità gastrica con l’obiettivo di farle espellere tutto il materiale estraneo.

Oggi “Erica CeGia”, che presenta un carapace lungo 65 cm e largo 60 cm, ed una lunghezza totale di 89 cm, ha mantenuto il peso di 38kg come al momento del ritrovamento (pesatura effettuata con dinamometro acquistato grazie agli allestimenti del Punto Informativo dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità); inoltre l’animale ha recuperato le sue condizioni di salute per cui si è ritenuto idoneo al rilascio.

Il reinserimento in mare della tartaruga Caretta caretta “Erica CeGia” è avvenuto questa mattina – lunedì 23 novembre 2020 – a cura dello staff acquariologico e veterinario dell’Acquario di Livorno e in collaborazione con Arpat Settore Mare, Capitaneria di Porto di Livorno, il Nucleo Operativo CITES Livorno, il Comune di Livorno ed il Settore Mare di Regione Toscana.

Ecco lo scatto con il momento in cui Erica CeGia si è immersa in acqua.

La storia di T.Olivastra

T. Olivastra è stata recuperata nel pomeriggio di giovedì 18 ottobre 2018 a Pianosa, nel tratto di mare antistante il molo di attracco dell’isola.

Ad accorgersi della presenza dell’animale, che aveva un amo conficcato nella bocca e presentava infezioni ad alcune lesioni che probabilmente aveva da tempo, è stato l’equipaggio del “Beluo”, la motonave di “Aquavision” che effettua i collegamenti giornalieri di linea tra l’isola piatta e l’Elba.

La Caretta caretta quando è stata trovata era intrappolata in una una grossa matassa di filo dove era presente anche un amo. 

L’“ammasso” dal quale la Caretta caretta cercava vanamente di liberarsi è stato agganciato con il mezzo marinaio e trascinato al molo dove gli uomini del “Beluo” ed i due carabinieri che erano a bordo, di rientro all’Elba insieme ad altri 9 passeggeri, con tutte le cautele del caso, hanno recuperato la tartaruga accorgendosi della presenza del grosso amo che l’aveva ferita.

La Caretta caretta pesa 30 Kg e il suo carapace è lungo 60 cm.

Una volta recuperata dallo staff della cooperativa Arnera che gestisce il ristorante e l’albergo  presenti sull’isola, è stata presa in consegna dai carabinieri forestali ed opportunamente “assistita’”con l’utilizzo di asciugamani bagnati, la tartaruga è stata quindi caricata a bordo del “Beluo” che è rientrato all’Elba.

Dopo di che la T.Olivastra è stata portata all’Acquario dell’Elba dove ha passato una notte di riposo.

La mattina di venerdì 19 ottobre è stata subito portata al Centro Tartanet di Talamone, dove la veterinaria, Chiara Caruso, ha estratto il grosso amo e ha sottoposto la Caretta caretta a tutte le analisi del caso, di cui si aspettano le risposte.

Speriamo che presto possa tornare a nuotare in mare.

T. Olivastra appena arrivata al Centro Tartanet di Talamone

Il 16 aprile 2019, Olivastra è tornata libera in mare, dal Bagno delle Donne, a Talamone.

Ecco il video della liberazione:

La storia di T.Roverella

Roverella è il nuovo esemplare sub adulto di Caretta caretta giunto mercoledì 22 agosto dall’isola d’Elba. La sua lunghezza è pari a 59 cm e la sua larghezza equivale a 56 cm, il suo peso è di 25 kg. 
Roverella è stata subito sottoposta a radiografie che hanno escluso la presenza di corpi estranei (ami/ami e lenze), ma hanno evidenziato la presenza di abbondante materiale alimentare composto da gusci di molluschi gasteropodi.

Una volta sistemata in vasca, dopo un po’ di tempo, che le è servito ad ambientarsi, ha iniziato a nuotare sott’acqua e poggiarsi sul fondo.

Dalle analisi, anche la sua capacità respiratoria è apparsa buona.

In un primo momento ha rifiutato il cibo, successivamente, poi, ha iniziato a nutrirsi regolarmente.

Ad oggi le sue condizioni sono buone.

Giovedì 27 settembre alle ore 11.00 T. Roverella è tornata in mare, grazie all’ausilio dell’Ufficio Locale Marittimo di Talamone che ha fornito una motovedetta per portare la tartaruga a largo della costa, lasciandola in libertà.

Ecco il breve video del momento della liberazione di T.Roverella

La storia di T. Fortuna

La Caretta caretta T.Fortuna è stata recuperata il 13 marzo scorso da Antonella Roncolini, Simone Fineschi, Roberta Zandomeleghi e da 
Andrea Lionti.

Si tratta di un giovanissimo esemplare di Caretta caretta, lungo 28,5 cm e dal peso di 2,5 kg. T. Fortuna è stata trovata spiaggiata ad Ansedonia, dopo essere stata in balia delle recenti mareggiate.
Le condizioni al momento del recupero erano decisamente critiche: pochissima reazione agli stimoli, temperatura bassissima, per cui è stata subito intrapresa una terapia volta al superamento dello shock.
La tartaruga è stata tenuta al caldo e reidratata e poco alla volta i parametri vitali sono migliorati.
Dopo quattro giorni è stata sistemata in una vasca riscaldata con poca acqua dove ha mostrato anche interesse per il cibo arrivando poi in serata a mangiare un po’ di pesce.
Quando l’animale si sarà stabilizzato si potrà proseguire con le analisi per completare il quadro sullo stato di salute della piccola tartaruga.
La tartaruga T.Fortuna nei quattro mesi di ricovero presso il centro recupero di Talamone ha recuperato pienamente le energie e anche gli ultimi controlli hanno evidenziato la ripresa. Inoltre è aumentata di peso passando dai 2,5 kg di quando è arrivata a 3 kg e anche le misure sono cambiate passando da 28.5 a 29,5 cm di CCL mentre la CCW è 28 cm dai 27 iniziali.

T. Fortuna è infatti una delle tartarughe marine adottabili tramite il progetto Tartalove di Legambiente

Giovedì 12 luglio 2018, T.Fortuna è tornata a nuotare in mare, il suo habitat naturale.

In occasione del Tartaday, la giornata dedicata alle tartarughe marine nell’ambito del progetto TartaLife, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha adottato simbolicamente la Caretta carettacurata presso il centro recupero tartarughe di Talamone

La storia di Augusta

Il 17 agosto è arrivata presso il Centro Tartanet di Talamone, una nuova ospite, la Caretta caretta Augusta.

L’esemplare adulto di tartaruga Caretta caretta, dal peso di 34 kg e dalla lunghezza di 66,5 cm, è stato recuperato nella mattinata di mercoledì 16 agosto, nell’area protetta di Pianosa, ed affidata allo staff dell’Acquario dell’Elba, diretto da Yuri Tiberto.

Augusta nel momento del ritrovamento aveva il carapace coperto di alghe che indicava un’eccessiva esposizione ai raggi solari, a conferma delle difficoltà di immersione riscontrate dagli uomini della Guardia Costiera che la hanno recuperata

Il carapace della Caretta caretta inoltre risultava deformato, probabilmente per un  vecchio impatto su una superficie ed anche una placca risultava fratturata, per questo è stato necessario  trasferirla presso il Centro Tartanet di Talamone per sottoporla ad alcuni esami clinici.

La tartaruga è viva e vitale. Dopo aver passato 48h fuori dall’acqua, contenuta in un recipiente di dimensioni adeguate con poca acqua, procedura che viene fatta per valutare le reazioni dell’animale e permettergli di riposare, è stata messa in una vasca da 2000 litri.
L’rx aveva mostrato la presenza di contenuto gastro intestinale radiopaco rivelatosi gusci di gasteropodi marini e carapaci di crostacei. Già oggi ha iniziato a defecare parte di quel materiale.
Analisi ed ulteriori accertamenti verranno condotti nella prossima settimana.

Augusta, date le buone condizioni di salute, è stata liberata a largo di Talamone sabato 28 ottobre.

La storia di Marzolina

L’abbiamo chiamata Marzolina ed è il primo arrivo di marzo 2017 al Centro di Recupero Tartarughe marine di Talamone.

Si tratta di un esemplare subadulto di Caretta caretta trovato spiaggiato, ma ancora vivo, sulla spiaggia della Feniglia.

A dare l’allarme è stato un gruppo di persone che si trovava a passare un tranquillo pomeriggio di relax in riva al mare e che ha avvistato la tartaruga riversa sul carapace sulla battigia.

I nostri eroi si chiamano: Jost Geppert, Michela e Francesca Risolo, Claudio Bigagli con il loro cane Isotta.

Non essendo nuovi a questo tipo di ritrovamenti sulla spiaggia ed essendo piuttosto raro trovare tartarughe spiaggiate , l’avevano creduta morta. Quando poi l’hanno vista agitare la zampa sono accorsi subito.

Da li la ricerca delle persone da contattare e la macchina della rete di soccorso della Rete Toscana dell’OTB (Osservatorio toscano della biodiversità) che si mette in azione: dalla Capitaneria di Porto di Porto Santo Stefano al responsabile Arpat dell’OTB Dott.ssa Cecilia Mancusi fino al veterinario del Centro Recupero Tartarughe marine di Talamone.

La Caretta caretta era imbrigliata in una rete dalla quale i soccorritori l’ hanno delicatamente liberata e poi l’hanno trasferita in un contenitore tenendola bagnata e hanno aspettato l’arrivo dei soccorsi.

Alla tartaruga manca la pinna anteriore destra mentre la sinistra presenta l’amputazione della parte apicale della pinna, lesioni che però sono chiaramente di vecchia data. Nessuna targhetta è stata trovata sull’altro arto.

Una volta al centro di recupero è stata visitata e sottoposta ad Rx di routine che ha escluso la presenza di corpi estranei. E’ stata poi misurata e pesata: lunghezza 57 cm., larghezza 54, 5cm., peso 20kg, si tratta di un animale sub adulto dal sesso ancora indeterminato.

E’ stata poi fatta fluidoterapia per reidratarla nella realistica possibilità che l’imbrigliamento nella rete derivante in cui è stata trovata durasse gia da qualche giorno ed è stata poi lasciata in un contenitore con poca acqua.

Foto di Marzolina appena portata al Centro Tartanet per gli esami di routine

Nei prossimi giorni verranno eseguite altre procedure diagnostiche per stabilire meglio lo stato di salute dell’animale.

Marzolina è tornata libera in mare il 20 luglio. Ecco il video della sua liberazione, prima che fosse portata sul battello per essere lasciata a largo nel suo habitat.
https://www.youtube.com/embed/eYotf4277IQ

La storia di Olà

Olà è la tartaruga Caretta caretta che è diventata ospite del Centro Tartanet di Talmone dopo un periodo al centro di Grosseto. Date le buone condizioni di salute, aveva solo bisogno di fare un po’ di esercizio motorio.

A novembre 2016 si è ritenuto, perciò, opportuno trasferire la tartaruga Olà presso l’Acquario di Livorno – gestito da Costa Edutainment S.p.A. –  dove è presente una grande vasca adatta a questo scopo.

Subito prima dello spostamento è stata eseguita una TAC presso l’Ospedale Veterinario di Pisa (della facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università) e questo esame ha confermato che non erano presenti danni o lesioni che compromettessero la trasmissione nervosa agli arti posteriori pregiudicandone pertanto il recupero funzionale. 

All’Acquario di Livorno, dapprima questo esemplare di tartaruga Caretta caretta è stato inserito in una vasca da 30.000 litri isolata dove – sotto la costante osservazione dei biologi e servizi veterinari dell’Acquario di Livorno e con l’ausilio  di uno studente della Facoltà di Biologia dell’Università di Pisa – sono stati monitorati sia il  suo comportamento che il  ritmo natatorio.

Al suo arrivo all’Acquario di Livorno,  l’esemplare presentava infatti una parziale paralisi delle pinne posteriori che ne impedivano il mantenimento della corretta posizione in acqua. Con opportune terapie, stimoli al movimento ed alimentazione regolare, le condizioni di salute sono migliorate, e  si è provveduto a spostare la tartaruga in una vasca di maggiori dimensioni in presenza di altre specie. In questa vasca dell’Acquario di Livorno, Olà ha trascorso un mese e mezzo, durante il quale è stata condizionata a cercare in autonomia il cibo offerto random.

Durante la sua permanenza presso l’Acquario di Livorno l’esemplare ha recuperato circa 8 kg di peso e ha ripreso a nuotare muovendo tutte le pinne ed a comportarsi in maniera naturale.

Quindi, venerdì 26 maggio, Olà verrà lasciata libera nel suo ambiente naturale: il mare, sulla spiaggia di Marina di Alberese.

(Grazie all’Acquario di Livorno per questo contributo sulla situazione di Olà durante la degenza presso l’acquario).

Ecco il video della sua liberazione sulla spiaggia di Marina di Alberese il 26 maggio 2017

La storia di Tempesta

Tempesta è il nome dato all’ultima tartaruga marina che il centro Tartanet gestito dal Parco della Maremma, e l’unico al momento autorizzato in Toscana per la riabilitazione delle tartarughe Caretta caretta, ha avuto in consegna domenica dalla capitaneria di Porto Santo Stefano, ripescata dal peschereccio Santa Lucia.La tartaruga presenta segni sul carapace e sulla testa come se fosse stata in balia delle onde ed avesse sbattuto contro qualcosa che ha causato escoriazioni, ma dalle radiografie effettuate subito dalla veterinaria del centro, la Dott.ssa Chiara Caruso, non sono emersi problemi di rilievo, ma sono comunque in corso tutte le analisi per verificare l’effettivo stato di salute.

Purtroppo dalle analisi è emersa una situazione difficile che probabilmente ha causato la morte lunedì 30 gennaio della Caretta caretta. Ad oggi il corpo della tartaruga è stato portato al Centro di Pisa, dove la Dottoressa Terracciano, incaricata dall’OTB, sta svolgendo le analisi di rito per comprendere meglio i motivi che hanno portato al decesso della tartaruga.

La storia di Guelfa

Guelfa è il nome della tartaruga Caretta caretta arrivata al Centro Tartanet il 17 novembre 2016 dal Centro di Recupero di Piombino, che ora è inattivo. La piccola tartaruga, del peso di appena 4 kg, nuotava male, galleggiava ed era storta da un lato, sintomi di una problematica respiratoria.
Sono state fatte analisi del sangue, Rx e terapia antibiotica grazie alla quale è migliorata. Ora nuota perfettamente, fa apnee regolari e al momento aspettiamo l’esito degli esami di controllo.

La storia di Arenella

Arenella è il nome della piccola Caretta caretta, recuperata da un pescatore a largo della costa del Giglio il 25 settembre 2016.

La storia di Arenella è a lieto fine, perché dopo essere stata trovata mentre galleggiava dal pescatore, che l’ha recuperata, è stata avvisata la dottoressa Cecilia Mancusi dell’Arpat di Livorno che a sua volta ha contattato la dottoressa Chiara Caruso, la veterinaria del Centro Tartanet di Talamone.

La dottoressa Caruso casualmente quella domenica si trovava al Giglio, così ha potuto constatare che apparentemente la piccola Caretta caretta si trovava in un buono stato di salute.

Una volta portata a Talamone, presso il Centro Tartanet, Arenella è stata sottoposta agli esami di routine, risultati negativi. Dopodiché è stata rimessa in acqua e questa volta è andata a fondo. Dopo averla nutrita, la Caretta caretta ha evacuato piccoli pezzettini di plastica, probabilmente la causa del galleggiamento.

Nonostante questo, le condizioni di Arenella si sono mostrate subito buone, per cui i tempi di ricovero sono stati brevi ed è stata liberata sulla spiaggia di Collelungo il 3 novembre 2016.

La storia di Bia

Bia è la giovane Caretta caretta, ritrovata il 18 giugno 2016 all’Isola del Giglio. La tartaruga, trasportata dalla Guardia Costiera di Porto Santo Stefano, è stata affidata alle cure della veterinaria del Centro Tartanet di Talamone, Chiara Caruso. Da subito si è notato che il carapace era coperto di alghe e la povera Bia aveva una vecchia ferita ampia a desta e altre ferite sparse. Entrambi gli arti inferiori avevano ferite da intrappolamento, soprattutto la pinna anteriore destra era del tutto lacerata. Per questo motivo l’arto è stato amputato. La storia di Bia non è affatto chiara, probabilmente, come ha ipotizzato la veterinaria, era rimasta intrappolata con le pinne anteriori in una rete e forse in balia delle onde o di una mareggiata la malcapitata tartaruga ha sbattuto contro le rocce. Grazie alle attente cure di Chiara e di Filippo Pieraccini, il biologo dell’Acquario, la sua situazione è velocemente migliorata e il 13 agosto 2016 è stata liberata al largo della costa di Talamone, grazie anche alla collaborazione della Capitaneria di Porto e dell’Osservatorio Biodiversità della Regione Toscana.

La storia di Amalonda

L’esemplare di tartaruga marina chiamata Amalonda è stata portata presso il Centro di Talamone il 15 agosto 2015. Si tratta di una femmina adulta di 35 chili che proveniva dall’acquario dell’Elba dove era stata portata il giorno precedente per ricevere le prime cure alle profonde ferite da elica che avevano provocato grosse lesioni del carapace e abrasioni sulla testa. Le due ferite più profonde delle 4 visibili erano localizzate rispettivamente sulla zona polmonare e nel tratto lombo sacrale della spina dorsale, causando temporanea paralisi degli arti inferiori.
Presso il Centro Tartanet di Talamone il veterinario responsabile Chiara Caruso ha effettuato le seguenti operazioni:

– stabilizzazione del carapace in alcuni punti tramite viti e filo d’acciaio;
– medicazioni giornaliere e terapia a base di antibiotici per via orale e cutanea;
– asportazione dei tessuti necrotici per riportare al vivo le ferite;
– esami ematologici periodici.

Per il primo mese di degenza la tartaruga è stata posta in vasca su una zattera di legno che le ha permesso di essere a contatto con l’acqua mantenendo asciutte le ferite. In questo periodo l’animale ha rifiutato il cibo e pertanto è stato alimentata per mezzo della fluidoterapia a base di soluzione salina, glucosata e vitaminica.

Una volta richiuse le ferite, la tartaruga è stata messa nella vasca rettangolare da 4.000 litri: in circa un mese Amalonda aveva perso circa 5 kg di peso corporeo, nuotava svogliatamente e non muoveva le pinne posteriori. Inoltre rifiutava il cibo che le veniva offerto (principalmente latterini e gamberetti sgusciati) e non riusciva ad andare a fondo.
Pertanto dalla metà di settembre fino a metà dicembre 2015 la tartaruga è stata alimentata forzatamente con frullati a base di pesce, verdura e vitamine somministrati tramite una sonda esofagea 3 volte a settimana.

Successivamente Amalonda ha cominciato a mangiare autonomamente ma accettando solo polpo. Spostata in una vasca circolare da 2.000 litri ha mostrato una maggiore reattività e, finalmente, ha iniziato ad immergersi e rimanere a lungo sul fondo.

Da gennaio 2016 in poi la tartaruga ha iniziato a recuperare peso ed attualmente gode di buona salute. Purtroppo la funzionalità degli arti inferiori risulta ancora piuttosto limitata. Saranno necessari ancora diversi mesi affinché raggiunga la completa guarigione e possa essere liberata in mare. Nel frattempo viene costantemente tenuta sotto osservazione dalla dott.ssa Caruso con la collaborazione del dott. Filippo Pieraccini che si occupa della manutenzione delle vasche del Centro Tartanet e dell’Acquario.

Amalonda, il cui carapace si è quasi completamente chiuso, continua a trovarsi al Centro Tartanet, ma ci stiamo muovendo per trovare una situazione adeguata per farle fare un periodo di riabilitazione motoria.

Amalonda è deceduta il 4 dicembre 2017. Sono in corso le analisi per accertare le cause della morte.

Cetacei e tartarughe marine nei mari della Toscana

Il centro di Talamone è stato riconosciuto Centro di Conservazione ex Situ (CESFA) e Punto informativo dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità.

Il Centro informativo OTB è destinato a sensibilizzare i visitatori (studenti nel periodo di apertura delle scuole e turisti nel periodo estivo) alla protezione e tutela della fauna marina

Risultati dei progetti finanziati dalla Regione Toscana.

Venerdì 23 gennaio 2015 a Livorno presso la sala LEM, Piazza del Pamiglione 1/2, si è tenuto un incontro pubblico sui cetacei e le tartarughe dei mari della nostra regione, le misure per la loro salvaguardia e il recupero.

 Programma

 Opuscolo

position

 Visualizza la rotta di Gogo Luce, la tartaruga liberata!

Alcune Foto

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Storia di Gogo Luce

Galleggiava in modo anomalo e proprio per questo motivo i militari riuscirono a prenderla a bordo. Subito dopo fu contattata la veterinaria Chiara Caruso, responsabile del centro di Talamone gestito dal Parco della Maremma; la tartaruga trasportata in clinica e sottoposta alle cure del caso. Dalle radiografie, eseguite per diagnosticare la presenza di corpi estranei, risultò che l’animale aveva ingerito materiale inerte, plastica soprattutto, che poi nel tempo è riuscito a espellere. Qui, a Talamone, in un’enorme vasca da 4000 litri, Luce ha vissuto per due mesi, imparando a nutrirsi e a nuotare correttamente, stazionando sul fondo.

Non capita spesso di recuperare esemplari così giovani e di riuscire a salvarli. E’ una fascia di età di cui non si sa molto, con veterinari e studiosi che si sono subito dimostrati interessati a seguirne i progressi e studiarne i comportamenti. “Luce – spiega il presidente del Parco regionale della Maremma, Lucia Venturi – è stata salvata grazie a un protocollo, un progetto per la conoscenza e la tutela del mare e dei suoi abitanti (Go Green Mare 2014), che vede coinvolti più enti: la Regione Toscana come finanziatore e poi il Parco della Maremma con il suo Centro di recupero, l’ Università di Pisa con il dottor Luschi, l’Università di Firenze con il professor Ugolini e l’associazione Mare Libero dell’isola d’Elba. Domani, grazie all’Osservatorio toscano cetacei e tartarughe marine, verrà applicato a questa piccola tartaruga un trasmettitore satellitare molto leggero, realizzato negli Stati Uniti e appositamente studiato per esemplari giovani. Servirà a conoscere gli spostamenti di Luce una volta liberata”.

Si tratta di un esperimento del tutto nuovo, perché fino a oggi certi apparecchi erano stati fissati soltanto su esemplari più grandi. Ecco perché gli scienziati si attendono sorprese. “Potremmo seguirne le tracce – spiega il veterinario Chiara Caruso – grazie al segnale gps lanciato al satellite ogni volta che tornerà a galla a respirare o a riposare. Così sarà possibile tracciare una mappa degli spostamenti. Il professor Ugolini e il suo staff di ricercatori stanno studiando a Firenze i microbiomi delle tartarughe marine per individuarne la popolazione genetica e le interazioni ambientali. Noi del Centro di recupero di Talamone approfondiremo invece l’impatto che la pesca o le attività umane hanno su questi animali tramite tutti i mezzi di indagine che abbiamo a disposizione: radiografie, tamponi batteriologici,  esami del sangue e altro”.

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